Antonio “Rigo” Righetti presenta “SCHIAVONI BLUES” & “CASH MACHINE” un libro e un disco alla ricerca delle Radici

Mercoledì 9 maggio dalle 21 nella fonoteca Soneek Room di Casa Corsini, ospite Rigo Righetti con “SCHIAVONI BLUES” & “CASH MACHINE”, un libro e un disco alla ricerca delle Radici.

L’album raccoglie l’amore per la musica, per la vita, la condizione umana e la follia di fare un mestiere che è considerato un lusso e da qui nasce lo spunto per il titolo.

Un bancomat, come simbolo di ciò che riduce i rapporti a una semplice transazione, automatica, tutto ciò che questo disco non è e non vuole essere.

Insieme a lui alcuni compagni di strada di sempre, Mel Previte alle chitarre e Robby Pellati alla batteria, insieme a Rigo da oltre 25 anni, dagli esordi con i Rocking Chairs, storica formazione che ha anticipato un certo modo di suonare rock in Italia, passando per la collaborazione con i Gang per il tributo a Tenco e ancora l’esperienza al fianco di Luciano Ligabue dal 1994 al 2007, in studio e sul palco, dagli stadi ai teatri fino ai tre mega concerti al Campovolo.

“Cash Machine” è un album di “Americana”, in cui emergono tutte le passioni del bassista e singer/songrwriter, da Dylan al blues, passando per Waits e Johnny Cash, senza però volere mai rinunciare alle proprie radici per imitare, anche solo vocalmente, modelli stranieri. 

E, in questa “Americana” in realtà molto italiana troviamo anche la collaborazione di Antonio Gramentieri noto anche come Don Antonio, uno dei chitarristi più significativi del nostro paese che ha dato il suo tocco in alcuni brani tra chitarre vintage, lapsteel, inserti minimali capaci però di definire un mondo sonoro.

C’è poi una storia che lega tutti i brani dell’album ed è quella che Rigo racconta nel romanzo parzialmente autobiografico “Schiavoni Blues” in uscita in contemporanea con l’album pubblicato da Artestampa, una storia che è quasi una leggenda modenese, quella di suo padre Guido, del suo bar nel Mercato Coperto e di come il musicista è cresciuto ed ha scelto la sua strada, la meno scontata tra le tante possibili.

Il tracking del disco è stato effettuato in Wales, con l’ausilio di Chris Peet, engineer e chitarra acustica, la batteria minimale di Dave Harris e tutto quello che diventa suggestione quando ti cali in un contesto nuovo.