Dall’ufficio al co-work… (parte 1)

 La fauna da co-work

Professionisti, creativi, imprenditori, innovatori, startupper, designer, ma anche psicologi, scrittori, consulenti, videomaker, agenti di commercio, pubblicitari, programmatori, artisti, musicisti, social media manager, sviluppatori web… Queste e tante altre le categorie di persone che si incontrano in uno spazio di co-working. Tutte sono accomunate da alcuni bisogni in parte materiali, ma soprattutto immateriali.

Non di solo ufficio vive l’uomo…

Certo, c’è bisogno di un posto dove lavorare, dal classico ufficio in affitto fino alla cameretta di casa si passano in rassegna tutte le possibili soluzioni, soprattutto all’inizio, per riuscire a coniugare praticità, visibilità e risparmio.

Ciò di cui si ha più bisogno però, una volta assicurato un tetto sulla testa, è la possibilità di far parte di una comunità di gente simile a noi, con cui condividere parte del percorso individuale, persone che ruotano attorno a un luogo di lavoro e che diventano una comunità di pratiche orientate verso l’innovazione, il successo, la crescita non solo economica e lavorativa, ma anche personale e morale. Non solo individuale, ma collettiva.

1 + 1 = 3 ?

Sì, perché è questa la sfida di un co-work: ripensare il modo in cui si lavora, emancipandosi dai modelli tradizionali che ci arrivano dal capitalismo del novecento. Modelli che, soprattutto per i giovani, cominciano a scricchiolare e precludono più possibilità di quante ne offrano.

Un nuovo modo di lavorare che si struttura sulle idee di condivisione, innovazione, auto-organizzazione,  auto-gestione, sulla fondamentale convinzione che 1 + 1, quando si parla di persone, possa fare 3 (con buona pace della matematica).

… continua …

20151019_190438~2

… continua …